Le Mani, l’Immagine di Sé, il Sé Reale e il Sé Ideale

a cura del prof. Emilio Esposito Teologo/Counselor Sistemico Relazionale / Naturopata / Maestro Shiatsu / Esperto in Biodiscipline e Tecniche Energetiche.

Come è vero che lo sviluppo della personalità dipende dalla relazione con le figure di accudimento e dall’ordine di nascita , è altresì vero che il rapporto del neonato con il proprio corpo influisce sull’assunzione progressiva di comportamenti, credenze, aspettative, ecc.

Prima ancora di scoprire la propria immagine nello specchio, il bambino inizia ad esplorare il proprio corpo, riconoscendolo come proprio, e il corpo della madre, dapprima considerato parte di sé e, poi, progressivamente riconosciuto come altro da sé.

Il contatto con la madre , o con chi ne fa le veci, è INDISPENSABILE proprio perché insegna precocemente i confini tra il Sé e l’altro, tra il proprio corpo e il corpo dell’altro. Ovvero, il contatto è necessario per definire la propria identità e, dunque, la propria personalità diversa da quella degli altri.

Il contatto è la premessa necessaria per riconoscere l’altro in quanto diverso da Sé.

Questo contatto, nella fase preverbale, è essenzialmente di pelle, di mani.

Il bambino esplora la madre, il proprio lettino, i propri piedini, le proprie zone genitali.

Questo contatto è naturale e piacevole e consente di conoscere e sperimentare le diverse forme, le diverse consistenze, le diverse sensazioni che ogni parte toccata produce.

Lo sviluppo di una personalità armonica dipende anche dalla libertà che il bambino ha di esplorare tattilmente.

L’antica usanza di fasciare completamente i piccoli, impediva loro di imparare se stessi, il piacere di conoscere, la curiosità di scoprire.

L’attitudine a toccarsi non in tutti i bambini è naturale e andrebbe stimolata per consentire al bambino di fare la conoscenza diretta del proprio corpo e dell’ambiente che lo circonda.

D’altronde, proprio il modo con il quale il piccolo esplora se stesso e l’ambiente è già indicativo della predisposizione al controllo o all’audacia, alla libertà o al piacere, alla quiete o alla cautela. Per tale ragione gli interventi delle figure di accudimento per limitare precocemente l’esplorazione, possono inibire lo sviluppo di parti importanti della personalità, che rimangono latenti.

Infatti, il bimbo conosce se stesso toccandosi e , in tal modo, definisce via via l’immagine di sé nel mondo.

L’immagine di sé si forma sia attraverso la conoscenza del proprio corpo, sia attraverso i rinforzi positivi o negativi che si ricevono dall’ambiente.

L’immagine di Sé include il proprio modo di sentire, di comportarsi, di credere, ovvero la personalità e non può prescindere dal Sé reale e dal Sé ideale.

Nel Sé ideale sono inclusi tutti quei traguardi, tutti quei comportamenti, tutte quelle aspirazioni a cui l’individuo tende e verso cui cerca di dirigere il suo percorso esistenziale.

Il Sé reale, al contrario, definisce tutto ciò che la persona sente di essere, di aver raggiunto, di poter raggiungere realisticamente.

SE il divario tra il Sé reale e il Sé ideale è troppo ampio, l’individuo può vivere un forte disagio, che aumenta progressivamente se ritiene il divario incolmabile.

Spesso nel Sé ideale vengono immagazzinate anche le aspettative genitoriale idealizzate, che rischiano di compromettere non solo lo sviluppo di una personalità autonoma e libera, ma anche di interferire con la possibilità di sentirsi realizzati per le proprie scelte e per i propri traguardi raggiunti.

In conclusione, si può dire che la personalità è un’insieme in fieri di molteplici aspetti, che più o meno armonicamente vanno a caratterizzare la persona nei diversi momenti sia del suo percorso evolutivo, sia del suo quotidiano.

In altre parole, nella medesima persona possono convivere comportamenti e modi di percepire la realtà tra loro anche dissonanti, ma che sono utili per affrontare con maggiore efficacia le diverse richieste della vita.

Per stare bene con se stessi è importante riconoscere come propri i tanti e differenti modi di stare nel mondo a seconda delle circostanze ; ma è altrettanto essenziale rimanere flessibili al cambiamento, laddove esso aumentasse le strategie comportamentali disponibili per migliorare il proprio rapporto con gli Altri, con il Mondo e con il Sé.

Ovvero, ognuno di noi può essere rappresentato come una tavolozza dai mille e più colori. Se scegliamo sempre lo stesso colore, il nostro esistere può diventare mono-tono.

Identificarci solo con una parte di noi, a scapito delle altre, può creare gravi squilibri nella personalità e disturbi nell’identità.