a cura del prof. Emilio Esposito
Bisogna purtroppo rilevare che il fenomeno non è dei più studiati, per quella diffusa diffidenza o disinteresse degli scienziati per tutto ciò che sconfina nel paranormale o nello spirituale. In realtà, la meditazione non ha niente di paranormale e le ricerche in materia, anche se scarse, lo dimostrano ampiamente.
Partiamo dalle indagini sociopsicologiche con questionari e interviste, che mostrano l’esistenza di vari punti in comune tra le esperienze soggettive dei diversi soggetti; la maggior parte dei meditatori riferiscono infatti effetti simili, quali: rilassamento, senso di unità, benessere, profondo senso di pace, assenza di paure e di dubbi, sensazione di espansione, anche fisica, leggerezza, luminosità. Effetti che, nei soggetti che praticano da più tempo, si protraggono anche per varie ore o giorni dopo che la meditazione è terminata.
Il fatto che persone diverse riferiscano effetti positivi simili è già una prima, importante verifica del fatto che la meditazione non è solo mera suggestione o una farneticante visione di qualche fanatico. Ma non è tutto: alcune ricerche in campo medico forniscono una dimostrazione ancora più oggettiva dell’efficacia della meditazione, aiutandoci anche a capire meglio come agisce.
Si è riscontrato, ad esempio, che rispetto ai soggetti che riposano seduti ad occhi chiusi, senza praticare alcuna tecnica, i meditatori hanno un ritmo cardiaco assai più lento e un consumo di ossigeno più basso, con valori simili a quelli che una persona normale raggiunge durante il sonno; si è anche rilevata una certa normalizzazione della pressione sanguigna, sia nei valori minimi che in quelli massimi. Interessante poi l’aumento della resistenza elettrica della cute, anch’esso indice oggettivo di uno stato di elevato rilassamento.
Ma i risultati più sensazionali provengono dalle ricerche neurofisiologiche condotte tramite elettroencefalogramma. Fin dagli anni ’70 si è visto che l’attività elettrica del cervello si modifica sensibilmente praticando la meditazione: in particolare, aumenta l’intensità delle onde alfa, che si riscontrano normalmente solo durante il sonno. Non solo, ma ancora più importante, durante la meditazione avviene una sincronizzazione della attività dei due emisferi cerebrali. Cosa sono gli “emisferi cerebrali”?
Il nostro cervello è costituito da due metà speculari – o emisferi – ciascuno dei quali presiede a tipi diversi di attività: l’emisfero sinistro è la sede del pensiero logico-analitico, del linguaggio e in generale di ogni processo razionale, mentre l’emisfero destro riguarda i processi intuitivi, la sfera emozionale, l’inconscio etc. – insomma l’attività definita comunemente “irrazionale”. Questi due mondi – del razionale e dell’irrazionale – sono nella nostra civiltà rigidamente separati, e questo crea una disarmonia nelle persone, sbilanciate chi sull’uno chi sull’altro dei due mondi – o emisferi
La figura 1 mostra il tracciato elettroencefalografico elaborato al computer di un soggetto con forte prevalenza dell’emisfero sinistro (quello razionale). Con la meditazione invece i due emisferi si bilanciano e iniziano a emettere onde sincrone (vedi fig. 2 ).
Figura 1 – Tracciato elettroencefalografico di un soggetto con forte prevalenza dell’emisfero sinistro (quello razionale).
Figura 2 – Tracciato di una persona in meditazione: emisferi perfettamente bilanciati.
L’indagine forse più sorprendente tra le numerose svolte dal dottor Montecucco, è quella sugli effetti della meditazione collettiva. Un gruppo di 12 persone è stato monitorato durante una seduta di meditazione, e si è così potuto vedere che non solo ogni singola persona ha raggiunto una sincronia nell’attività bioelettrica dei propri emisferi cerebrali, ma si è anche prodotta una sincronizzazione collettiva: tutti i cervelli vibravano all’unisono, come un’unica, grande rete di computer.
Le foto 3 e 4 mostrano bene quanto è successo: in entrambi ci sono 12 linee ondulate orizzontali, una per ciascuna persona del gruppo; nella foto 3 si vede la situazione alla partenza, con le linee dei tracciati elettroencefalografici una diversa dall’altra. La foto 4 mostra invece che cosa accade dopo vari minuti di meditazione: le linee sono assolutamente identiche, i 12 cervelli pulsano perfettamente sincronizzati, creando quello che potremmo chiamare un campo di coscienza collettiva
E’ la dimostrazione che non solo la meditazione è benefica, ma che è anche contagiosa. In positivo, s’intende. Non a caso, da sempre le religioni di tutto il mondo sostengono l’importanza di pregare o meditare insieme: “chiesa” deriva infatti da ecclesia, che vuol dire insieme, così come in India si parla di “sanga” (insieme).
Meditare assieme ad altri facilita notevolmente il raggiungimento di spazi di profonda pace interiore, ed anche un neofita, inserito in un gruppo, può riuscire a raggiungere rapidamente uno stato soddisfacente di sincronizzazione dei propri emisferi cerebrali.
La scienza non è ancora in grado di spiegare attraverso quale meccanismo i cervelli si influenzino l’un l’altro, ma i tracciati elettroencefalografici dimostrano inequivocabilmente che l’effetto è reale, e accade anche se le persone non sono a contatto fisico, perfino a vari metri di distanza o più. Se l’effetto si propaga a distanza di qualche metro, perché non ipotizzare che funzioni anche a distanze maggiori?
E se il numero di meditanti è sufficientemente elevato, non potrebbero aversi effetti positivi sull’intero ambiente circostante?
Già dal 1960 il Maestro indiano Maharishi aveva affermato che quando in una città almeno l’1% degli abitanti avesse praticato la meditazione, vi sarebbero stati effetti riscontrabili oggettivamente. Negli anni ’70 alcuni ricercatori hanno sottoposto a verifica questa ipotesi, confrontando i tassi di criminalità di 24 città degli Stati Uniti: 12 con alta percentuale di meditatori (attorno all’1%) e 12 con bassa presenza di meditatori; ebbene, i risultati mostrano che nelle città più meditative il tasso di criminalità era inferiore del 8,8 % in media rispetto alle altre.
E’ partendo da questi presupposti che molti gruppi, nel mondo, meditano assieme, con l’intenzione di irradiare onde di pace e di armonia sull’intero pianeta, e specialmente verso i luoghi in cui ve ne è maggior bisogno, come nel caso delle guerre e delle calamità naturali.
Queste meditazioni di gruppo si svolgono anche se la distanza non consente di incontrarsi fisicamente nello stesso luogo; è sufficiente concordare uno stesso orario in cui meditare, ognuno da casa propria, e collegarsi idealmente a tutti gli altri.