GENITORI ” EFFICACI”

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A cura di prof. Emilio Esposito

 

Per diventare effettivamente genitori efficaci, è necessario improntare i comportamenti agli irrinunciabili principi del rispetto reciproco, dell’ascolto attivo e della collaborazione, senza un uso coercitivo del potere, ma consentendo la concreta realizzazione del nucleo centrale della persona, in un clima di autentica fiducia, di accettazione ed armonia, ma senza scadere nel disinteresse o nel permissivismo.

I genitori possono concretamente apprendere a coniugare libertà e disciplina facendo riferimento al paradigma di una profonda accettazione del diritto di ogni individuo a seguire la propria tendenza formativa verso l’autorealizzazione.

Il P.E.T. (Parent Effectiveness Training), messo a punto da Th. Gordon, è un programma in grado di insegnare abilità pratiche per la prevenzione di problemi con i figli.

Spesso l’ascolto empatico è più importante della preoccupazione di insegnare cosa è giusto o sbagliato, l’essere è più importante dell’apparire e dell’avere e la bontà ed onestà devono essere più apprezzate del potere e del successo.

Il presupposto da cui muovere è la consapevolezza che per modificare un rapporto in modo significativamente positivo deve cambiare innanzitutto chi detiene il potere; chi ha meno potere ha minore influenza, anche se non in senso assoluto. Per una comunicazione efficace è necessario un nuovo approccio all’educazione dei figli, per modificare i comportamenti inaccettabili.

 

Il ruolo di genitore non richiede l’infallibilità.

E’ un grande sollievo pensare che non sono obbligato a dare sempre una risposta a tutti i problemi dei figli: pur essendo il ruolo di genitore così carico di responsabilità, non si deve dimenticare il fatto di “essere persone”, con la propria umanità, autenticità ed i limiti.

E’ necessario recuperare l’autorità (meglio, l’autorevolezza) perduta, ma connettendola alle irrinunciabili esigenze attuali di democrazia e di sviluppo autonomo degli individui, anche se non sempre è possibile esprimere un’accettazione incondizionata e coerente: l’importante è inviare messaggi chiari e onesti che corrispondono a sentimenti autentici.

Per stabilire un’efficace relazione d’aiuto ed una autentica comunicazione, si deve usare il linguaggio di una sincera accettazione, che consente ai figli di realizzare il proprio potenziale, accrescendo l’autostima e l’autocontrollo che essi devono gradatamente conseguire.

“Di tutte le conseguenze dell’accettazione, la più importante è che il figlio si sente amato. Accettare l’altro com’è, è veramente un atto di amore; sentirsi accettati significa sentirsi amati. La psicologia sta solo adesso cominciando a prendere atto dell’immenso potere insito nel sentirsi amati: è un sentimento che promuove la crescita mentale e fisica, ed è forse l’agente terapeutico più efficace che si conosca per riparare danni psicologici o fisici”.

Semplici frasi – invito   Uno dei modi più efficaci e costruttivi per rispondere ai messaggi dei figli che esprimono sentimenti e problemi sono le frasi – invito o “inviti a dire di più”. Si tratta di risposte che non veicolano le idee, i giudizi o sentimenti. Sono segnali di “via libera” che lo incoraggiano a parlare. Le più semplici tra questo tipo di risposte sono:

Capisco.

Davvero.

Ah!

Non mi dire.

Mmm.

Incredibile.

Ma guarda un po’.

Ah sì, eh?

Interessante.

Ma veramente!

Altre espressioni sono più esplicite nel comunicare l’invito a dire di più o a continuare a parlare:

Raccontami

Di che si tratta?

Spiegati meglio.

Vorrei sapere cosa ne pensi.

Ti va di parlarne?

Parliamone.

Dimmi tutto.

Parla, ti ascolto.

Mi pare che tu voglia dire qualcosa.

Mi sembra che sia molto importante per te.

Queste frasi – invito possono facilitare molto la comunicazione, incoraggiano a iniziare o a continuare un discorso. Inoltre lasciano l’iniziativa all’altro e non gliela sottraggono come fanno invece le domande, i consigli, le istruzioni, le prediche e via dicendo.

Queste frasi – invito impediscono ai vostri sentimenti e ai vostri pensieri di interferire nel processo di comunicazione.

Le reazioni dei bambini e degli adolescenti a queste semplici frasi – invito vi sorprenderanno. I giovani saranno incoraggiati ad avvicinarsi di più, ad aprirsi e a far letteralmente sgorgare liberamente i propri sentimenti e le proprie idee. I giovani, come gli adulti, amano parlare, e se qualcuno gliene dà l’occasione, lo fanno volentieri.

Queste frasi – invito comunicano anche accettazione e rispetto per il figlio in quanto persona; in effetti è come se gli dicessero:

Hai il diritto di esprimere i tuoi stati d’animo.

 

Ti rispetto in quanto persona dotata di idee e sentimenti.

 

Potrei imparare qualcosa da te.

 

Voglio veramente ascoltare il tuo punto di vista.

 

Sono interessato a te.

 

Voglio entrare in rapporto con te, conoscerti meglio.

Chi non reagirebbe favorevolmente a questi atteggiamenti? Quale adulto non sarebbe lieto di sentirsi valorizzato rispettato, importante, accettato, interessante? I figli non sono diversi. Invitateli a parlare e preparatevi a un’esplosione di espressività e di espansività. Potreste inoltre apprendere qualcosa su loro e su voi stessi.

L’ascolto attivo è più efficace dell’ascolto passivo (il silenzio), perché il ricevente è attivo quanto l’emittente cerca di comprendere i sentimenti e il significato del messaggio: importante è inviare all’interlocutore esclusivamente la propria decodifica del messaggio, senza aggiungere o togliere nulla.

 

 

L’ASCOLTO ATTIVO ED EMPATICO

Aiuta i figli a prendere coscienza dei propri sentimenti aiuta i figli ad aver meno paura delle emozioni negative, che , spesso, dopo che sono state espresse, si dissolvono promuove l’intimità tra genitori e figli, con apprezzamento e rispetto reciproco facilita nel figlio il processo autonomo di soluzione dei problemi rende il figlio più attivo e recettivo rispetto alle idee dei genitori, se essi per primi daranno l’esempio lascia condurre il gioco al figlio.

L’ascolto attivo incoraggia il figlio a pensare con la propria testa, a fare una propria diagnosi del problema, a scoprire le proprie soluzioni.

Ecco alcuni atteggiamenti fondamentali che sono indispensabili quando si impiega l’ascolto attivo. Nel caso in cui siano assenti, il genitore non riuscirà a essere un efficace ascoltatore.

Deve esserci la volontà di ascoltare quello che il figlio ha da dire. Il che significa essere disposti a concedersi il tempo per farlo. Se non avete tempo, basta dirlo.

Deve esserci la sincera volontà di aiutarlo con quel determinato problema e in quel determinato momento. Se non ve la sentite, aspettate il momento opportuno.

Dovete sentirvi genuinamente in grado di accettare il suo stato d’animo, qualunque esso sia e per quanto diverso dal vostro o da quello che secondo voi dovrebbe avere vostro figlio. Ci vuole tempo per sviluppare questo atteggiamento.

Dovete avere una profonda fiducia nella sua capacità di gestire i propri sentimenti, elaborarli e trovare soluzioni ai propri problemi. La fiducia verrà osservando come vostro figlio risolve i propri problemi.

Dovete aver chiaro che gli stati d’animo sono transitori, non permanenti. I sentimenti cambiano: l’odio si può trasformare in amore, lo scoraggiamento può cedere rapidamente il posto alla speranza. Di conseguenza, non abbiate paura dei suoi sentimenti; essi non lasceranno un’impronta indelebile sul suo animo. L’ascolto attivo ve lo dimostrerà.

Dovete essere in grado di considerare vostro figlio una persona distinta da voi, un individuo con una propria vita e una propria identità, ormai indipendente e separato da voi. Questa separatezza vi permetterà i concedergli i suoi stati d’animo, e il suo modo di vedere le cose. Solo sentendovi separati da lui sarete in grado di aiutarlo. Dovete accompagnarlo mentre vive il suo problema, senza identificarvi con lui.

L’ascolto deve essere empatico, cioè accompagnato da calore e simpatia. Inoltre, un confronto efficace con un figlio è quello che utilizza messaggi in prima persona, in quanto comunicano con onestà ed immediatezza gli effetti che il suo comportamento ha sui genitori, in questo caso essi dimostrano disponibilità a rispettare i bisogni degli adulti.

Comunque, anche se non è piacevole fare l’esperienza del conflitto con i propri figli, esso è inevitabile e fa parte della vita come momento di verità che può, anzi deve , essere costruttivo e riavvicinare anche in caso di precedenti incomprensioni.

Quando due persone (o gruppi) qualsiasi convivono, il conflitto è destinato a subentrare per il semplice motivo che le persone sono diverse le une dalle altre, pensano in modo diverso, hanno bisogni diversi e aspettative che non sempre combaciano.

Il conflitto, dunque, non è necessariamente un male; va, invece, considerato come realtà di qualsiasi rapporto. Infatti, un rapporto apparentemente privo di conflitti potrebbe risultare più malsano di un altro con conflitti frequenti.

Il conflitto è estremamente più salutare per i figli di quanto i genitori pensino, ma deve essere   espresso apertamente e accettato come fenomeno naturale. Nelle famiglie in cui ciò avviene il figlio ha almeno l’opportunità di vivere il conflitto, di imparare a gestirlo ed essere più preparato ad affrontarlo negli anni a venire.

Un adolescente, dunque, non si ribella con i genitori. Si ribella contro il loro potere. Se i genitori ricorressero meno al potere e più a metodi non autoritari per influire sui figli dall’infanzia in poi, questi, divenuti adolescenti, avrebbero ben poco contro cui ribellarsi.

L’uso del potere per cambiare il comportamento dei figli ha per tanto questo grave limite: i genitori normalmente perdono il proprio potere e prima di quando pensino.

“Il potere corrompe e il potere assoluto corrompe in modo assoluto”.

 

“Quanto maggiore è il potere, tanto maggiore è il rischio dell’abuso”.