a cura del prof. Emilio Esposito
Come e perchè si forma la corazza?
Come può un bambino pieno di vita ed aperto verso il mondo trasformarsi in un adulto rigido, ansioso, vuoto, piatto, nevrotico, rassegnato ed incapace di trarre il mi nimo piacere genuino dalla vita?
La risposta è molto semplice.
Tutti noi proviamo disagio quando entriamo in contatto con persone indurite, chiuse, moraleggianti che
ci impediscono di soddisfare i nostri bisogni naturali.
Per un bambino è molto più penoso e doloroso che per un adulto trovarsi in situazioni di questo tipo.
Ad esempio se lo sguardo della madre è assente, ostile, indifferente o perennemente ansioso, lui non può fare altro che cercare di proteggersi dal senso di angoscia e di solitudine che è in grado di avvertire in modo così pieno e totale.
E lo farà inibendo la sua spontaneità, dimostrando scarso interesse per il mondo che lo circonda, inibendo la rabbia che insorge come naturale reazione alla frustrazione, cercherà di diminuire il più possibile l’intensità delle proprie sensazioni, del proprio dolore, oppure manifesterà un comportamento esageratamente attivo, aggressivo, “disubbidiente” – ” questo bambino mi fa disperare, non sta fermo un solo istante !”
Avremo, così, tutta una serie di atteggiamenti muscolari cronici che andranno a formare il nucleo della corazza – contrazione del torace e del diaframma, del collo, delle spalle, della zona anale e di quella pelvica.
Provando a contrarre uno qualsiasi di questi gruppi muscolari ci si può facilmente rendere conto di che cosa si sta parlando.
Gli occhi appariranno velati, assenti, perennemente tristi, o ansiosi, o alteri e sprezzanti.
Oppure il bambino non “vedrà” gli oggetti e andrà spesso a sbattervi contro.
Con gli occhi si guarda il mondo e si entra in relazione con esso.
Ma se il mondo che accoglie il bambino è troppo brutto ed angosciante per lui, che cos’altro
può fare se non cercare di guardarlo e vederlo il meno possibile?
Reich è stato in grado di stabilire che la contrazione muscolare cronica ed involontaria ha la sua contropartita in un atteggiamento caratteriale.
Sono le classiche due facce della stessa medaglia. Una non può esistere senza l’altra.
Gli studi bioelettrici condotti in Norvegia hanno, inoltre, evidenziato un aspetto estremamente importante del funzionamento bio-energetico dell’organismo.
Se dopo avere indotto uno stimolo spiacevole al soggetto, ne veniva fatto provare uno piacevole, a cui in precedenza aveva risposto con un aumento della carica elettrica di superficie, l’oscillografo registrava un’ulteriore diminuzione della carica.Occorreva circa un’ora per ottenere la risposta legata al piacere.
Si instaurava un periodo refrattario anche come conseguenza della somministrazione di stimoli sgradevoli di scarsa entità. Una risposta analoga può essere ottenuta anche in protozoi.
Questi, dopo essere stati stimolati da leggere correnti elettriche, tendono ad assumere una forma sferica, ed occorre che trascorra molto tempo prima che riescano ad emettere, in un modo che noi saremmo portati a descrivere come “cauto”, i loro pseudopodi. In poche parole, l’organismo, la sua bioenergia, presenta una spiccata tendenza alla contrazione, anche di fronte a stimoli negativi minori o di bassa intensità, ed una volta instaurato uno stato di contrazione questo tende a perdurare a lungo, dopo che lo stimolo che ha indotto la contrazione è cessato.
In base a questo dati, non risulta difficile comprendere quanto sia difficile, per non dire impossibile,
per un bambino, crescere senza doversi corazzare (contrarre), o quanto sia difficile per un organismo corazzato riprendere a funzionare in modo naturale. La corazza tende ad automantenersi