Perché le persone si rivolgono al Counsellor?

Emilio

                                              a cura del prof. Emilio Esposito Counselor Sistemico

Perché le persone si rivolgono al Counsellor ?

Perché essenzialmente soffrono. Una delle cose che il counsellor fa è cercare di aiutare il cliente a mettere a fuoco l’origine della sofferenza, cercare di capire che tipo di “problema” stia coinvolgendo la persona. La corretta assegnazione di un nome è un passaggio necessario per orientare efficacemente la soluzione. Così come un medico fa una diagnosi prima di prescrivere la terapia, anche nel counselling è necessario far precedere alle soluzioni una corretta definizione del “problema” che mette in moto la sofferenza. Nel tempo ho individuato cinque principali categorie di “problemi”, ognuna diversa dall’altra e ognuna con soluzioni diverse e specifiche:

Un problema è quando abbiamo un bisogno che non si può soddisfare, ad esempio qualcuno deve fare pipì e c’è un ostacolo, ad esempio il bagno è rotto, oppure ho fame e non ho soldi.

Un conflitto nasce dalla competizione di due bisogni, ho voglia di dormire ma al tempo stesso devo studiare per l’esame il giorno dopo, sono due bisogni in conflitto.

Una crisi invece è un ridistribuzione generale dei bisogni, avviene quando perdiamo una cosa importante (ad es. una morte o un lutto), o quando passiamo da un ciclo evolutivo all’altro, come ad esempio quando dall’infanzia si passa all’adolescenza, c’è una fase di transizione terribile nella quale tutti i bisogni subiscono un processo di riorganizzazione e priorizzazione diversa. Nelle crisi c’è una fase nella quale si avverte la perdita di senso e significato.

Una ferita invece avviene quando viene arrecato all’organismo un danno. Ad esempio se qualcuno ci tira un pugno non è un problema, cioè un bisogno da soddisfare, ma una possibile alterazione della forma, della struttura della parte del corpo che viene colpito. Anche

un attacco verbale o psicologico ottiene un effetto di danneggiamento sulla psiche di chi lo riceve se egli non sa pararlo.

Ma se queste sono le quattro cause principali di sofferenza, ce ne è un’altra di natura assolutamente diversa che è la rottura psichica: provate a pensare alla pazzia, alla depressione, al crollo psichico. Proprio questo tipo di sofferenza per anni è stato relegato nelle mani di medici e psichiatri.

C’è una relazione tra la rottura e le altre quattro forme di sofferenza perché una possibilità è che problemi, conflitti, crisi e ferite non risolte possano portare ad un tale esaurimento della struttura che questa, dopo essere stata caricata e caricata, alla fine si rompe. Ma la rottura si differenzia da tutte le altre forme di dolere per una aspetto: il problema, il conflitto, la crisi e la ferita possono portare a un dolore che può essere terribile, creare sofferenze psicologiche enormi ma che in qualche maniera possono essere contenute, mentre una rottura psichica no. Se qualcuno di voi ha mai conosciuto in prima persone la depressione, sa che in quei momenti il suo Io non era sufficiente a reggere la quantità di sofferenza che percepiva.

meditazione1Allora ho differenziato il dolore in due tipi:

dolore contenibile, dove c’è una struttura, l’Io, sufficiente per autocontenersi.

dolore incontenibile che accade proprio quando c’è un crollo, una frattura dell’Io.

Quando c’è un dolore incontenibile è chiaro che qualche altra struttura esterna all’Io deve contenere il dolore; una persona che ha un crollo psichico si trova di fronte a due possibilità:

a) l’anestesia, in quanto il dolore del crollo non è lo stesso dolore di una persona che ha un problema, è un dolore talmente devastante che investe ogni atomo della sua struttura, un dolore che deve essere arginato in qualche modo. Ecco che se uno si droga tutto sommato fa bene perché se deve reggere il dolore del crollo di struttura, la droga almeno un minimo contenimento lo da, lo stesso dicasi per le compensazioni, per il comportamento deviante, la fuga, l’isolamento, per il rifiuto di esperienze. Anche gli psicofarmaci e i contenimenti di vecchia maniera delle istituzioni psichiatriche sono preferibili all’assenza di struttura: la legge è qualsiasi cosa pur di fermare questo dolore.

b) il sostegno ambientale. Chi può erogare un sostegno ambientale quando una persona si trova temporaneamente senza Io? La famiglia, gli amici, il partner, la terapia, il counselling, le comunità, i gruppi di autoaiuto, ecc.