Disturbi d’ansia: definizione, sintomi e tipologie

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                                                             A cura del prof Emilio Esposito

Teologo / docente di religione /Counselor Sistemico Relazionale Familiare / Esperto in Logoterapia / Biodiscipline e Tecnicne Energetiche

L’ansia è una sensazione naturale e universale, un sistema difensivo che permette di reagire con prontezza agli stimoli provenienti dal mondo esterno. Si definisce come “il crocevia tra come siamo fatti e come il mondo esterno interagisce con noi”.

Finché si mantiene a livelli normali, l’ansia è uno stimolo essenziale per la buona riuscita delle piccole e grandi attività che compongono il nostro quotidiano (dagli impegni sul lavoro ad azioni semplici come l’attraversare la strada).

Tuttavia, anche questa risorsa necessaria può rivelarsi un’arma a doppio taglio. Se produce una reazione eccessiva, immotivata o sproporzionata rispetto alle situazioni, l’ansia sfocia nel patologico, trasformandosi da condizione fisiologica a vero e proprio disturbo in grado di incidere pesantemente sulla vita di chi ne soffre. I disturbi d’ansia si manifestano sia in termini fisiologici che psicologici.

Disturbi d’ansia: sintomi fisici e sintomi psicologici

I sintomi fisici più comuni sono:

  • sudorazione
  • tachicardia
  • vertigini
  • diarrea
  • sensazione di soffocamento (il “nodo alla gola”, che rimanda all’etimologia latina della parola ansia, ovvero “stringere, soffocare”)
  • dolori muscolari.

I sintomi psicologici più comuni sono:

  • difficoltà di concentrazione
  • apprensione
  • aumento dello stato di vigilanza
  • agitazione incontrollabile.

 

Disturbi d’ansia: tipologie

Secondo il DSM IV-TR (ultima edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, vademecum in uso a medici, psichiatri e psicologi di tutto il mondo) i disturbi d’ansia si dividono in sei categorie: fobie; disturbo di panico; disturbo d’ansia generalizzato; disturbo ossessivo-compulsivo; disturbo post traumatico da stress; disturbo acuto da stress.

Fobie = sono paure intense e incontrollate, irrazionali e persistenti, che possono essere scatenate da situazioni o da oggetti specifici. Ad esempio, possono essere attivate dalla promiscuità (antropofobia) e dalla folla (demofobia e agorafobia) o dalla solitudine tra le mura domestiche (ecofobia e monofobia). L’elenco delle fobie è lunghissimo – se ne conoscono oltre 500 e se ne aggiungono sempre di nuove, alcune improbabili e bizzarre come quelle raccolte nel dizionario delle fobie di questo articolo del Corriere della Sera.

Disturbo da attacchi di panico (DAP) = l’attacco di panico è un episodio breve (può durare dai 15 ai 30 minuti), improvviso e intenso di ansia. Durante l’attacco la persona avverte una sensazione di pericolo o catastrofe imminente, in un crescendo di terrore che sfocia spesso nella paura di impazzire o di morire. Colpisce soprattutto le donne, in genere in due diverse fasce di età: dai 15 ai 35 anni e dai 44 ai 55 anni. Si accompagna spesso all’agorafobia (paura degli spazi aperti). Si può parlare di attacchi di panico quando gli episodi sono inaspettati e ricorrenti e almeno uno di essi è stato seguito da una o più delle seguenti condizioni:

  1. a) preoccupazione di avere altri attacchi,
  1. b) preoccupazione per le implicazioni o le conseguenze dell’attacco,
  1. c) alterazioni significative del comportamento in relazione all’attacco.

La manifestazione di una crisi d’ansia acuta (o attacco di panico) non è di per sé sufficiente per diagnosticare il disturbo, poiché in condizioni di particolare stanchezza e affaticamento fisico e/o psicologico, come in seguito ad assunzione di sostanze, oppure nel contesto di altre patologie di natura sia psichiatrica sia medica può essere una esperienza sporadica di chiunque.

Disturbo d’ansia generalizzato = è uno stato d’ansia e apprensione costante e protratto nel tempo, almeno sei mesi. La persona è stanca, nervosa, irrequieta. I pensieri si concentrano sui piccoli affanni della vita quotidiana (es. le bollette) o sulla paura che possa verificarsi qualcosa di brutto (come una malattia), causando grosse difficoltà di concentrazione e memoria.

Disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) = chi ne soffre si concentra su idee o immagini (le ossessioni) o comportamenti (le compulsioni, chiamate anche rituali o cerimoniali) attorno ai quali organizza la sua giornata. Attraverso l’adesione a schemi mentali fissi o la ripetizione di gesti e abitudini irrazionali, la persona tenta di lenire l’ansia che la pervade e a controllare il mondo circostante. Sono classici esempi di ossessioni l’ordine eccessivo e la paura di essere omosessuali, mentre tra i tipici comportamenti compulsivi vanno annoverati il lavarsi spesso le mani o controllare più volte di avere chiuso il gas.

Disturbo post traumatico da stress (DPTS) = come si evince dalla definizione stessa, è un disturbo causato da un episodio traumatico come un lutto grave o un’aggressione fisica. Anche a distanza di mesi dall’accaduto, il senso di impotenza e la paura scatenati dall’evento continuano a perseguitare la persona, tanto da ostacolarla nelle normali attività quotidiane. Il ricordo dell’accaduto non l’abbandona mai; si ripropone di giorno con flashback e allucinazioni e di notte con incubi.

Disturbo acuto da stress = origine e sintomatologia sono gli stessi del DPTS, ma cambia la durata dei disturbi; in genere si risolvono entro un mese dall’evento stressogeno.